sabato 8 agosto 2009

Il Ventre di Parigi, di Émile Zola

GRUPPO 3

3) Il Ventre di Parigi: Veronica, Giulionga, ombraluce, butterfra, panda, Roberta C, Margcieloblu♣, lupurk, ilaria, Maru, giudori, Renisenb23, SilkSinead, Frisia

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Le impressioni su questo libro, in corso di lettura e alla fine, possono essere postati come commenti a questo post!

4 commenti:

  1. Comincio io!
    Allora, il mio Zola al momento viaggia intorno a pagina 100 e io non ho ancora capito se sto leggendo un libro e guardando un film...tutto l'incipit di questo libro, ma anche il resto, è un diluvio di cose, di colori, di oggetti ammonticchiati e di angoli di strade, di odori e di inquadrature. Una cosa da perderci la testa. E'incredibile "vedere" la Parigi dell'epoca così chiaramente, come impressa a fuoco sulla pagina, e questo è finora il pregio più grande del libro.
    A proposito dell'intreccio, ancora devo capire bene cosa penso dei personaggi...non tutto mi convince, in particolare non mi piace la passività di Florent. Mi sembra un po' falsa, incredibile, stereotipata e sterile, almeno per il momento. Ma mi è piaciuta moltissimo la descrizione di Lisa e del fratello di Florent, della loro calma untuosa e sazia, del loro essere profondamente, intimamente quello che fanno, come se non ci fosse alcuna differenza tra loro come persone e il loro lavoro di salumieri...insomma, personaggi incredibilmente veri, e pieni di implicazioni.
    Spero di non aver detto troppo...ci sentiamo tra qualche pagina! :-)

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  2. Finito!
    Mi è piaciuto moltissimo, e ho trovato la seconda parte forse anche più convincente della prima. Il personaggio di Florent ("ingenuo come un bambino, fiducioso come un eroe") ha finalmente preso un po' di spazio, la storia ha cominciato a filare in avanti, scivolando dritta verso un finale terribile, inevitabile, squallido che era l'unico finale possibile per un romanzo del genere.
    L'analisi della società che porta avanti Zola è secca e taglientissima, non lascia scampo. Ogni personaggio ha un ruolo nella storia, è quello che è e non può farne a meno, e il quadro generale è quello di un mondo in cui è molto chiaro fin da principio chi ha le carte in regola per sopravvivere e chi invece è destinato a soccombere, alla galera, all'esilio.
    Ma, in mezzo a tutto questo, la cosa fantastica è che questo romanzo riesce a rimanere sempre un romanzo, a non scivolare mai nel trattato sociologico fine a se stesso: questa resta soprattutto una storia di odori, di colori, di formaggi che puzzano e di scantinati che brulicano di umanità. Un'opera letteraria nel senso più proprio, bello e completo del termine. Basterebbe l'inizio del penultimo capitolo, la descrizione di Marjolin e Cadine, a dimostrarlo.
    Zola non delude proprio mai.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Roberta C
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    Mi ero dimenticata di scrivere:
    "ATTENZIONE SPOILERS"
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    Ho terminato Il ventre di Parigi di Zola. Bellissimo! 4 stelline.

    “In un profondo silenzio, lungo il viale deserto i carri degli ortolani avanzavano verso Parigi. Gli scossoni cadenzati delle ruote percuotevano con la loro eco le facciate delle case addormentate dietro i filari confusi degli olmi. Un carretto di cavoli e un altro di piselli s’erano congiunti al pont de Neuilly a otto carri di rape e di carote che scendevano da Nanterre; i cavalli procedevano da soli, con la testa bassa, l’andatura costante e pigra, resa ancor più lenta dalla salita”.
    La bellezza di questo romanzo l’ho percepita fin da queste prime righe, con un crescendo maestoso ci si ritrova alle Halles, nei mercati generali di Parigi, dove ogni angolo pian piano si riempie di persone, colori, emozioni. Sembrava anche a me di farne parte. Zola, con un’impareggiabile bravura, riesce a descrivere ogni singolo alimento del mercato senza mai cadere nella noia o nella ripetizione. In primo piano sembra esserci il cibo e come sfondo i personaggi che animano il romanzo. Florent, torna a Parigi, dopo essere fuggito dalla Guyana dove era stato deportato per aver partecipato al colpo di stato del 1852. Poco prima di Parigi sale su un carretto di verdure diretto ai mercati generali. Forse una premonizione per il protagonista, che rintracciato il fratello, proprietario di una salumeria vicino alle Halles, troverà lavoro proprio ai mercati generali come ispettore nel mercato del pesce, ma la sua vecchia passione politica lo travolgerà nuovamente, e si ritroverà nell’organizzazione di una rivolta contro l’imperatore. Florent, idealista, altruista, sensibile, verrà però tradito dai suoi stessi amici. La bella Normanna (la pescivendola) e la bella Lisa (la salumiera e cognata di Florent) sono due personaggi dominanti anche nel corpo, calcolatrici, sanguigne, rivali all’inizio, ma solidali alla fine quando si tratterà di tradire il “magro” Florent. Claude il pittore aveva avvertito Florent di non fidarsi dei "Grassi". Nei "Grassi" rientrano i borghesi ai quali non piacciono i “Magri”, gli idealisti denutriti. Il romanzo si chiude con la vittoria dei “Grassi” chiusi nel loro egoismo e individualismo, interessati solamente a mantenere i propri interessi.

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